SENZA SIPARIO: L'ATLETICO GHIACCIAIA





Di e con Alessandro Brenvenuti

14 Febbraio ore 20:30 e Domenica 15 ore 18:00

Teatro Remigio Paone, Formia

In abbonamento/ingresso 12 euro/ridotto card 10 euro


Continua la stagione del teatro d’attore “Senza Sipario” promossa dal Teatro Bertolt Brecht all’interno del progetto Officine Culturali della Regione Lazio, del circuito dei Teatri Riuniti del golfo in collaborazione con l’Ipab SS. Annunziata e la Fondazione Alzaia.

Dopo il grandissimo riscontro di pubblico della scorsa stagione, sabato 14 Febbraio alle 20:30 e domenica 15 alle 18:00 torna in scena al Teatro Remigio Paone di Formia Alessandro Benvenuti in “L’Atletico Ghiacciaia”, una produzione Arca Azzurra Teatro di Firenze.

“L’Atletico Ghiacciaia” è il parlare sporco. L'anarchismo disorganizzato di un anziano che somiglia sempre più a una pentola a pressione con problemi alla valvola. Il desiderio di un antico ordine che sembra portatore di un desiderio inconscio di disordine. “L'Atletico Ghiacciaia” è una notte di fine ottobre, così innaturalmente umida e calda da sembrare estate. E' il tempestio dei sentimenti e in sottofondo la musica sinfonica dei grilli. E' il candore immacolato della luna che con i ricordi porta instabilità emotiva, rabbia e recriminazioni. Parole sommate alle parole che da frasi si tramutano in larghi vortici. E' forza centripeta/centrifuga. E' Dentro e Fuori. Implosione/esplosione. E Gino, il nostro eroe che ne è cantore primo, è megafono, manifesto, pennellessa e colore… e la tonalità preferita è il "verde bile". Gino tutto è fuorché politicamente corretto. I suoi discorsi non appartengono a nessuna fede politica. Lui, ormai, è solo un pensatore emorragico. L'Atletico Ghiacciaia è dedicato alla Toscana che crede di poter resistere nella sua poetica linea di confine. Alla Toscana che non si vuole arrendere ai suoi propri stereotipi più beceri e macchiettistici. L'Atletico Ghiacciaia è un canto d'amore paesano. Ma è anche il racconto di com'era il calcio prima che l'avvento massiccio della televisione lo deformasse in quella industria da forzati del look e del pallone che è diventato. 

L'Atletico Ghiacciaia è la dichiarazione d'amore di Benvenuti ad una terra che mangia tutti i giorni pane sciapo e sarcasmo e nella quale, accanto ai cipressi, crescono da sempre come piante spontanee gli sfoghi dei grulli. L'Atletico Ghiacciaia è contemporaneamente una riscrittura quasi totale de "Il Mitico 11" che ha avuto come primi interpreti Novello Novelli (accompagnato da Fabio Forcillo) e Vito (accompagnato da Andrea Muzzi) e un omaggio alla figura di Gino, presente sia nella saga dei Gori, sia, come spirito guida e ispiratore, in "Gino detto Smith & la panchina sensibile". Gino, coprotagonista nei primi due episodi della trilogia dei Gori, è qui ripreso in mano da uno dei due autori (l'altro lo ricordiamo è Ugo Chiti). Lo scopo è quello di raccontare l'altra faccia di un personaggio che nella saga dei Gori resta, per dovere di drammaturgia, sacrificato nel giuoco di squadra familiare.

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FAMIGLIE A TEATRO: LA VALIGIA DEI DESTINI INCROCIATI




Dopo il successo del tour nazionale, torna a Formia al Teatro Remigio Paone “La valigia dei destini incrociati”. L’appuntamento è per domenica 8 Febbraio alle 17:00 per la stagione “Famiglie a teatro” e la conclusione del progetto “Mai più – le giornate della memoria dei Teatri Riuniti del golfo”.

Una produzione firmata Teatro Bertolt Brecht, Teatri Riuniti del golfo, Ipab SS. Annunziata, Fondazione Alzaia per la drammaturgia di Alessandro Izzi, le scenografie di Carlo De Meo, la regia di Maurizio Stammati in scena con Elio D’Alessandro, Margherita Vicario e Salvatore Caggiari che ha l’onore e l’onere di raccontare la Shoa ai ragazzi.

Una stazione ferroviaria italiana. Un capostazione gentile che ha fatto del posto di lavoro una sua seconda casa. Una cassiera innamorata, ma non troppo di un insegnante di educazione fisica ispirato dall'ideologia fascista. E Angelo, che passa le giornata aiutando i viaggiatori a portare le loro valigie. Perché Angelo, con le valigie, ci parla. E loro gli rispondono. Almeno così dice lui, quando la gente glielo chiede. In questo microcosmo ideale, figlio del 1943, a un certo punto arriva e non arriva David, bimbo ebreo che scappa e si nasconde dagli occhi di tutti. Soprattutto dagli occhi del pubblico. La sua venuta obbliga ognuno a prendere la sua decisione e a fare la sua scelta.

"Sulla scena c'è solo l'Italia e solo il goffo tentativo di raccontare i campi di concentramento e sterminio in una lingua che non è la nostra, ma quella delle valigie, testimoni non più mute, ma sempre difficili da interpretare correttamente, dell'orrore", afferma l'autore Alessandro Izzi.

E continua Maurizio Stammati: "Il vero problema era riuscire a stare in equilibrio sulla lama del rasoio senza farsi male. Come fare a raccontare la più grande delle tragedie contemporanee senza scadere nella retorica, senza rinchiuderla nel nero di quella brutalità, ma anche senza banalizzarla o peggio ancora ridicolizzarla? Alessandro prende il toro per le corna, sceglie una stazione come luogo della rappresentazione, luogo simbolo del passaggio dalla vita alla morte e sceglie un bambino come emblema della fuga dalla morte per la vita e sceglie le valigie come custodi delle storie, come conchiglie alle quali il bel personaggio di Angelo - il fattorino - accosta il suo orecchio per ascoltarle".

ingresso 4 euro
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