Trovarsi in coda all’ufficio postale e all’accettazione analisi in ospedale nel giro di 48 ore è un’esperienza fantastica. Puoi aver svolto i migliori studi di addetto alle relazioni esterne, sociologia o antropologia ma solo in questi contesti comprendi veramente il cittadino medio. Ed è così che all’ora di punta nel giorno delle bollette e del ritiro delle pensioni ti trovi tra casalinghe disperate, donne in carriera, anziane che tentano di nascondere le rughe di troppo, le signore del rione che conservano la loro veracità, ragazzi alle prese con i primi bollettini da compilare per l’università ed un ricco buffet di altre alternative. Come nei migliori film americani, inizi ad intercettare le chiacchiere a destra e sinistra: “della razza nostra non è rimasto nessuno”, afferma un signore sdentato, “non se ne può più con queste bollette”, afferma la madre di famiglia con passeggino a carico. Intanto una signora che ha appena concluso il suo turno con tenerezza conta i suoi 104, 50 euro di pensione. Le mille voci sembrano concordare per un unico ritratto negativo, un coro si innalza dalla cappa che ormai invade l’ufficio postale gremito: sistema che non funziona, disorganizzazione, pagare per non avere , la solita Italia, ormai, ormai, ormai. Ed è così che nel giorno del ritiro delle cartelle cliniche e dei risultati delle analisi ti ritrovi nel corridoio di un ospedale dove parallelamente vanno avanti diverse file con meccanismi contorti (prima il bigliettino, poi il led che scorre, poi l’interfono ecc ecc) tra donne incinte, bambini, studenti che sperano di saltare la scuola, gli amabili vecchietti che sono al terzo prelievo in un mese, ai nonni che tutti ricordiamo. Anche da qui un’unica lamentela si innalza: assurdità, sanità da pazzi, non sanno più che inventarsi, almeno sulla salute potrebbero essere più seri, scortesi, la solita Italia, ormai, ormai, ormai. C’è ovviamente chi tenta di saltare la fila, chi gioca al passaggio del bigliettino, chi cerca di corrompere l’impiegato allo sportello, chi non si sa perché automaticamente deve passare avanti, c’è sempre chi si salva per primo. Lo specchio dell’ Italia che continua a gridare … in fila.
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