Volisma in lingua romanì vuol dire “Mi vuoi bene?”.
Un anno fa intervistavo Felix Adado: gaetano d’adozione, arrivato in Italia su un barcone clandestino, oggi giunto alla sua alba.
Qualche settimana fa una consigliera leghista augura al Ministro all’Integrazione Kyenge di sperimentare uno stupro sulla propria pelle per avere la dimostrazione di quanto i suoi amici di colore siano pericolosi.
Sabato in scena un’attrice romana e una musicista tedesca raccontano storie di donne dei campi rom italiani: ragazza che ormai parla romanaccio, il volto disperato, la signora perfettamente integrata, la donna e il popolo continuamente discriminato. Luci, ombre, sorrisi, testimonianze, vite, emozioni, idee, opinioni, memoria e attualità.
Qualche giorno fa un marocchino viene pestato sul lungomare di Gianola da quattro ragazzi casertani più o meno della mia età. Ricoverato al Dono Svizzero di Formia si starà ancora interrogando su cosa ha fatto.
Questa storia, queste storie parlano anche di te che non ti indigni per una dichiarazione, che non combatti il razzismo con la cultura, che non esprimi solidarietà ad un tuo concittadino. Questa storia parla anche di te che abiti in un Paese dove ancora ascoltiamo queste dichiarazioni, dove questi spettacoli non fanno il tutto esaurito, dove la violenza continua ancora ad essere la soluzione.
Questa storia parla di te che cerchi di evitare sulla metro di sederti vicino ad uno straniero, di te che consideri l’extracomunitario la causa della tua disoccupazione.
Viva l’Italia che non ha paura. Viva l’Italia che non ha paura di dire: ti voglio bene.
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