"Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto", così scrive Alessandro Baricco.
E tu che posto sei? Io che posto sono?
Guardo fuori dalla finestra del mio ufficio e vedo il mare. Ero entrata che il sole faceva capolino dalla maniglia e adesso quel fresco delle serate d'estate non ancora inoltrata sparge il suo profumo nella stanza dalle pareti bianche.
Guardo fuori dalla finestra della mia camera e vedo un parcheggio. Mi ero addormentata che nell'intera area si scorgevano solo poche auto, adesso c'è un tetris di macchine parcheggiate a spina di pesce
Sono in auto, guardo fuori dal finestrino e vedo gli alberi passare, la carreggiata sparire sotto di me, il paesaggio cambiare
Posti, luoghi, parte di una storia, parte di noi. Noi che amiamo guardare dalla finestra con la paura di scendere in piazza, noi che siamo posti e non strade, siamo piazze e non vie.
Nell'ultimo mese e mezzo ho visto le mie piazze gremite di folle oceaniche, tempestate di cartelloni con faccioni giganti, riecheggianti di urla e di acclami di consensi. In una sera tutte le mie piazze erano state occupate, tutti erano diventati strade che portavano da quel o quell'altro candidato, io sono rimasta posto.
Il 9 e 10 giugno le folle oceaniche sono diventate piccole squadre, quello o l'altro candidato aghi della bilancia, le piazze sede di "opinioni", le strade "consigli per il voto". Io sono rimasta posto. Il mio posto si chiama Formia. Io sono Formia.
Chiudo la finestra dell'ufficio, chiudo la finestra della mia camera, chiudo il finestrino della mia auto e porgo i migliori auguri al mio nuovo sindaco affinchè le strade non siano gli altri, perchè la città si riappropri della piazza, affiché la città sia piazza, affinchè non rappresenti solo un posto da ricoprire, affinchè sia un posto. Quel posto si chiama Formia. Quel posto è Formia.
Nessun commento:
Posta un commento