Prima mattina. Caffè, borsa, computer, chiavi alla mano. Inizia la giornata. Il grande giorno. <br>
Umidità, il solito vecchietto del centro anziani sotto casa con il suo sorriso rassicurante ma sdentato di ogni giorno, la fiumana di liceali (ah! Non rimpiango per niente quei tempi!) con il vocabolario di greco in mano pronti all'ultimo compito in classe dell'anno, l'autista del bus delle 8:01 che ama suonare il clacson sotto la mia finestra. Tutto regolare. Eppure è il grande giorno. <br>
Macchina incastrata in un sandwich di auto nel caos dei parcheggi formiani. Mi sovviene alla mente la frase di qualche passante con le chiavi in mano:"Formia è una città infernale". <br>
Uscita dal testris, mezz'ora per liberarmi da Via Vitruvio per recarmi al mio lavoro precario, ops i miei molteplici lavori precari da ventitrenne laureata in materie umanistiche probabilmente destinata ad emigrare. E qui mi sovviene il consiglio di mia madre: "Quando troverai un lavoro serio?". Fino ad ora cosa ho fatto? Dimenticavo: "perchè noi dobbiamo dare un futuro ai nostri giovani". Si, certo. <br>
Lavori per le fogne o non so cosa altro sulla Flacca. Ecco la voce dell'assessore di turno: "Abbiamo fatto tantissimo per questa città. E' fondamentale pensare alle piccole cose". Stiamo calmi, è il grande giorno. <br>
Odore di cornetti appena sfornati che entra dal finestrino. Montagne e mare all'orrizzonte. "Cavolo, quanto è bella la mia città". Pensiero rabbioso del mattino: turismo che non decolla, un patrimonio archeologico da fare invidia, spiagge lasciate all'incuria, clima fantastico e nessuna attrattiva. Ma è il grande giorno. <br>
Libera entro in quella cabina di una scuola di provincia e metto la mia croce netta sperando nel cambiamento che verrà. In una spiaggia migliore, in una montagna migliore, in un caos regolato, in un lavoro non precario, in una Formia che sia la mia città. Tutti ci siamo recati alle urne con queste speranze, con queste consapevolezze, con questa voglia. Era il giorno tanto atteso. <br>
Al Sindaco che verrà, chiunque sarà, consegno con il mio voto, con il mio essere cittadina il traffico, i parcheggi formiani, il vecchietto dal sorriso sdentato, la fiumana di studenti, gli autisti del trasporto locale, i giovani e non con lavoro precario, i lavori in corso, il mio mare, la mia montagna, il turismo e il mio patrimonio. Io la croce l'ho messa, voi che farete? Cronaca di un giorno da elezione. Quel giorno tanto atteso ma che ancora nulla da troppi anni ha cambiato.
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