Vi è mai capitato di fare colazione fuori da un bar con una trentina di persone? Un gran parlare, occhi interessati, giornali e volantini sul tavolo per sposare una causa importante nel modo più semplice e quotidiano: davanti ad un caffè, ad un cappuccino ed un vassoio di cornetti. Da sempre si dice che nel piccolo si fanno cose grandi. E mentre a Latina Lino Carfagna, il direttore del Dsm (distretto di salute mentale della ASL) affermava: “Oggi tutte le nostre strutture sono in rete tra loro: ospedali, centri convenzionati, strutture residenziali e centri diurni lavorano insieme sugli input che arrivano dal Centro di salute mentale, il vero motore del nostro sistema. L’utente-paziente entra a far parte di questa rete e si muove all’interno delle strutture e dei servizi in funzione delle problematiche di cui è di volta in volta portatore, e secondo un approccio di inserimento orizzontale che rende ciascuno da subito parte di una struttura complessa in grado di accogliere e ascoltare in qualsiasi momento e a qualsiasi livello di problematicità», l’associazione Mamma Margherita, i pazienti e gli operatori del centro Maricae di Minturno si davano appuntamento per le loro colazioni itineranti. Infatti l’associazione nata quest’anno da un gruppo di mutuo aiuto di familiari utenti ormai vicino al terzo compleanno organizza un percorso itinerante per sensibilizzare i commercianti e la popolazione contro ogni pregiudizio sui disagi mentali. Un’idea originale, una colazione “da pazzi” in una società e in una filosofia in cui la normalità è un concetto sempre più labile. Un’occasione per farsi sentire e portare nei bar le problematiche che vivono i pazienti e le famiglie degli affetti da malattie mentali: “Al CIM e al CSM le cose non funzionano. Il paziente dopo aver subito l’SPDC (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) dopo i 7/14 giorni di ricovero che fa? Quando è fortunato e ha le possibilità la famiglia se ne fa carico altrimenti si ritrova abbandonato a sé stesso. Non vediamo tutta questa rete e questa sinergia che il direttore vanta anzi … Per tutta l’estate un ragazzo ha dormito per strada ed è stato costretto a mangiare un telecomando in cambio di 50 euro”, affermano i soci e la Presidente Cristina Teresa Vezza. La soluzione sarebbero degli appartamenti che possano ospitare i pazienti nel periodo di reintegro nella vita quotidiana: “dovevano essere inseriti nel palazzo Cenatiempo a Formia ma gli inquilini si sono ribellati. Al contrario le strutture private e le comunità aumentano in modo esponenziale; se un’associazione volesse andare al DSM di Latina per avere l’autorizzazione e un finanziamento per delle case – appartamento non li darebbero mai”, continuano. E’ terminato il tempo della colazione ma il percorso continua con la prossima tappa al Bar Marina a Minturno per un caffè non “pazzo” ma intelligente.
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