Da poco si erano svegliati ed erano usciti dalle loro tende piantate sul marciapiede accanto alla fermata dell’autobus proprio al di fuori della clinica “Sorriso sul mare”, uno yogurt sostanzioso per colazione, qualche sedia, chiacchiere e pensieri sul da farsi, sulle voci di corridoio, su quanto dicono i sindacalisti, su quanto scrivono i giornali, su quanto dovrebbe fare la politica. Al sventolare delle bandiere rosse della CGIL, mi siedo con loro, con alcuni dei lavoratori della clinica psichiatrica che hanno ricevuto da circa una settimana una lettera di licenziamento, solo alcuni dei 35 che oggi sono senza lavoro. Mi fanno accomodare. Un sindacalista si mostra disponibile a raccontarmi “tutto”, “tutta la storia”. “Vuole la verità o quello che scrivono i giornali?”. Mi accomodo e tra uno yogurt e una tenda ascolto la “loro storia”, “quella vera”. Dopo circa due anni di stand by a febbraio è stata riaperta la procedura regionale di mobilità per attuare il decreto 101 che prevede la conversione della clinica da casa di cura a comunità con la conseguente introduzione di nuove figure professionali assistenziali in sostituzione degli ausiliari e degli infermieri professionali. Il decreto in oggetto ha avuto diverse proroghe fino a giugno 2012: “il decreto 101 è stato superficiale” – ci spiega il sindacalista – “ha indicato quali figure devono uscire ma non la loro nuova collocazione”. A fronte di questa “leggerezza” il 4 Giugno si è riunito un tavolo regionale che ha portato ad una proposta concreta: invece di mandare a casa gli infermieri in esubero gli stessi si sarebbero dovuti dequalificare a OSS (operatore socio sanitario) con un compenso inferiore, gli ausiliari senza qualifica sarebbero stati collocati in un’azienda per le pulizie ed un’altra parte veniva mantenuta in clinica attraverso un corso di specializzazione finanziato dalla stessa Regione. I 5 operai a rischio, invece, sarebbero stati assunti da un’azienda subappaltata per la manutenzione. Da qui un comunicato scritto dei quattro segretari regionali per chiedere la disponibilità agli infermieri a “dequalificare” le loro mansioni: gli infermieri si sono rifiutati. Discutibile o meno la loro decisione, rimangono in bilico le sorti del resto dei lavoratori. Proprio su questo punto, infatti, le sigle sindacali si sono divise: se fare una distinzione tra la sorte degli infermieri dalle altre figure professionali o meno. La distinzione non è stata fatta, tutta l’erba è diventata un fascio e il 7 ottobre, al termine del tempo della mobilità, l’azienda ha emesso le 35 lettere di licenziamento. All’indomani della proposta fallita, i lavoratori hanno preso contatti con le autorità provinciali cercando di rimediare confluendo nella clinica di Formia, l’unica clinica psichiatrica del Sud Pontino con un bacino di utenza fino a Mondragone, i pazienti OPG o pazienti acuti a condizione, però, che l’azienda avesse iniziato i lavori di ristrutturazione. Da allora gli ormai ex dipendenti attendono una convocazione dalla Regione: “non sappiamo cosa sia successo, forse Fiorito si è mangiato gli ultimi spicci!”, afferma ironicamente uno dei miei interlocutori. “Siamo in attesa non di un tavolo ma di un miracolo!”. Uno degli operai, mentre mangia il suo yogurt, ci tiene a fare alcune precisazioni: “Sono Sparagna Emilio, operaio con la qualifica B1, assunto come elettricista senza raccomandazione. Il decreto di riconversione del personale sanitario non si pronuncia esplicitamente sugli addetti alla cucina, al magazzino, alla manutenzione. Questo è stato fatto presente alle istituzioni ma siamo stati licenziati tutti e 5 lo stesso. Le istituzioni agiscono nella legalità o nella illegalità? Attendo spiegazioni. Il prefetto intervenga”. Il sindacalista ci spiega che l’azienda che fino ad ora aveva operai interni ora, dato il momento, ha capito che servendosi di appalti e servizi esterni si andava a risparmiare: così i licenziamenti. Oggi i lavoratori a turno rimangono nella loro postazione pronti ad andare avanti nello sciopero, a spostarsi se sarà necessario al centro di Formia augurandosi magari che si riattivi il tavolo regionale per tentare di “salvare” le 25 persone e famiglie che non sono infermieri professionali. Intanto le 35 lettere saranno quasi tutte impugnate. “Speriamo che i politici di turno si preoccupino! Il problema tocca anche loro! Tra poco ci sono le elezioni e sicuramente ci tengono ai voti!”, emblematica espressione che racchiude il senso della politica contemporanea. “Ma che dici?! Devono perché li paghiamo noi!”: intervengono dall’altra sedia. Lasciandoli discutere nella nuova postazione del confronto li saluto promettendo loro, che proprio in questo momento magari avranno tra le mani il foglio e mi staranno leggendo, di stampargli l’articolo perchè in tenda ovviamente internet non c’è!
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