Articolo pubblicato il 4/07/2012
Guardando le rughe sul viso di mio nonno penso alla storia della mia famiglia, a quando erano diventate così tante senza che me ne accorgessi, a quante ne avrò io alla sua età e come le vivrò. Molti chiamano vecchiaia quel periodo della vita in cui non sai come passare il tempo, i cui gli hobby diventano la tua professione, in cui hai tanto tempo libero, in cui fare il taxi ai nipoti diventa la maggiore occupazione con la scusa di farti sentire utile. Questo è solo una faccia della medaglia del mondo della “terza età”. Maltrattavano gli anziani ospiti della casa di riposo “Oasi futura” di Itri rispondendo con la violenza alle loro esigenze quotidiane. Sei arresti e due denunce tra Formia, Gaeta ed Itri da parte dei Carabinieri della compagnia di Gaeta in collaborazione con i NAS di Latina per sei stranieri di nazionalità bielorussa, moldava, ucraina e romena e due italiani. L’indagine era partita dai Carabinieri di Itri nel mese di Febbraio dopo la denuncia di alcuni familiari degli ospiti maltrattati. Il 27 Giugno scorso gli arresti, il 29 Giugno l’ordinanza di chiusura della struttura. Un caso di cronaca che tira in ballo un disagio sociale ai margini dell’emergenza. Aumentano le famiglie con anziani non più autonomi, anziani rimasti soli, anziani che hanno bisogno di un’assistenza continua o specializzata inconciliabile con la vita frenetica e lavorativa della società contemporanea. Tra il senso di colpa dei parenti di dover delegare e la paura degli interessati del sentimento dell’abbandono inizia una vera e propria odissea alla ricerca di una struttura affidabile ed accogliente, di una sistemazione ideale, possibilmente in zona che permetta di far visita ai propri cari, non uno spizio ma una casa.
Il rapporto “L’Assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia” promosso dall’IRCCS – INRCA per il Network nazionale dell’invecchiamento accende un campanello d’allarme. Lo scorso Luglio il Parlamento ha approvato un disegno di legge di delega al governo per la riforma fiscale e assistenziale contenente la revisione e il riordino dei requisiti reddituali e patrimoniali per l’accesso a prestazioni socio – sanitarie nonché l’istituzione di un fondo per l’indennità sussidiaria per la non autosufficienza. Con i nuovi provvedimenti all’orizzonte si teme un calo delle risorse destinate ai servizi assistenziali per un ulteriore taglio ad un settore già sotto finanziato rispetto alla media europea e alle esigenze reali. I fondi diminuiranno ma i possibili fruitori sono destinati ad aumentare: l’ISTAT prevede che la popolazione italiana oltre gli 80 anni di età passerà dai 2,9 ai 7,7 milioni nel 2030. Oggi come è la situazione? La famiglia, come conferma il rapporto, sembra essere diventata il secondo sistema data la carenza del sistema assistenziale formale che vede in bilico 840000 operatori in tutta Italia. Il tema dell’autosufficienza interessa 5 milioni di italiani, più di un cittadino su 12 ma il governo sembra ancora non tenere in debita considerazione ciò che quotidianamente abbiamo sotto gli occhi. A questo si aggiunge la mancanza di una cultura dell’assistenza di approccio geriatrico che si basi sul benessere globale del paziente, su un’attenzione di lungo periodo verso il recupero di esiti invalidanti e la valorizzazione delle autonomie. Basti pensare che alcuni curricula delle professioni sanitarie non prevedono formazione sulle competenze geriatriche. Questo è lo scenario in cui una famiglia che ha appena iniziato la sua odissea si trova a viaggiare. Nel momento in cui arriva ad una casa di riposo che sembra corrispondere alle proprie aspettative ecco che arriva il colpo finale: il prezzo. Secondo l’indagine AUSER al Sud e nelle Isole il costo è pari a 1224 euro al mese contro i 1482 della media nazionale, 1604 al nord est, 1682 al nord ovest, 1395 al centro. E’ per questo che si opta per la badante pagata a nero o per una casa di riposo ridimensionata senza strutture eccellenti. Le rughe del mio caro nonno quanto potranno aspettare?
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