IO BABY SITTER: UN FENOMENO SOCIALE


Articolo pubblicato su www.forumnews.it

La chiamano tata, bambinaia, “la ragazza”, baby sitter: un soggetto sociale che si perde nella notte dei tempi quando ogni eroe della mitologia greca aveva una sua balia e ormai diventato una vero e proprio fenomeno da analizzare e tutelare. Mesi estivi, niente asilo, niente scuola e tempo prolungato, nonni ormai troppo anziani per “reggere” a circa 40° all’ombra due bambini piccoli, orario d’ufficio o di negozio con soli 15 giorni di ferie: urge una baby sitter che porti i bambini al mare. Questa in breve la situazione in cui si trovano decine e decine di famiglie del golfo con decine e decine di baby sitter stagionali che affollano le nostre spiagge. Basta fare una passeggiata tra gli ombrelloni del litorale formiano e gaetano per incontrarle e cercare di capire come di snoda nel 2012 quello che ormai è diventato un fenomeno sociale. “Ho appena finito la maturità e volevo mettere da parte qualcosa. E’ la mia prima esperienza come baby sitter, ad un’amica di mia zia serviva ed eccomi qua”, se la ragazza dagli occhi color nocciola è alle prima armi per altre è un appuntamento fisso: “ho trenta anni, ho fatto tantissimi lavori come precaria dalla commessa alla segretaria ma il momento è difficile e da circa cinque anni ogni estate tengo queste due piccole pesti. Le porto a mare, cucino, li lavo mentre i genitori sono a lavoro”.


Lavoro stagionale rispettabile e per qualcuna delle decine di ragazze intervistate non solo un ripiego per mettere da parte soldi ma anche un mestiere stimolante (“è un bel lavoro, ti permette di stare a contatto con i bambini, di uscire, di reinventarti”, “sono diplomata al liceo pedagogico e ho sempre voluto fare questo”) eppure quando le domande si spostano sulla tutela legale ed i compensi sembra aver toccato un tabù. Tra le più giovani molta ingenuità e sana ignoranza: “sinceramente non ho mai firmato un contratto e non saprei neanche riconoscere se mi stanno fregando o meno”, “perché per tre mesi d’estate serve un contratto?”. Le più previdenti ed accurate riconoscono il buco nero: “veniamo prese per soli tre mesi, nessuno pensa proprio ad una forma contrattuale, ci pagano ad ore o a giorno per un compenso che va dai 4 ai 10 euro a seconda della famiglia che hai davanti, di quanto riesci a contrattare, quanto ti vogliono dare, dal tempo che occorre e di cosa devi fare. Conosco diverse ragazze che se devono anche cucinare cambiano tariffa”. Lavoratrici stagionali a nero, senza tutele, pagate bene se ci sai fare, responsabili, che lo si voglia ammettere o meno, dell’educazione. Siamo davanti ad un interessante fenomeno sociale. Se da una parte le baby sitter stagionali sono una realtà abbastanza precaria abbiamo intervistato chi per tutto l’anno con un contratto regolare a tempo indeterminato con tredicesima, quattordicesima, malattia e contributi versati svolge questo mestiere a tempo pieno: “Sono dieci anni che faccio la baby sitter presso la stessa famiglia con due bambini: uno di quattordici e l’altra di dieci. Quando io sono arrivata lei era ancora nella pancia. Lo considero come un vero e proprio lavoro, a scadenza naturale perché una volta diventati grandi la baby sitter non è più necessaria ma un vero e proprio lavoro. Sono cresciuti con me e sicuramente sono stata una figura importante nella loro formazione ed educazione”. Corsi di formazione, agenzie, attestati e mini diplomi sono ormai realtà consolidate che si sono inserite in un mercato non indifferente: “personalmente ho fatto un corso per assistenza all’infanzia di tre anni ma non ho appreso niente di più rispetto a quello che già sapevo. Secondo me è prima di tutto una predisposizione naturale e questione di esperienza. Ti possono far vedere quante volte vuoi come si cambia un pannolino ma se non lo cambi non impari”. Chiediamo alla nostra amica cosa ne pensa delle sue colleghe stagionali o part –time: “le stagionali guadagnano anche più di me. Se calcoliamo le ore io vengo pagata 4 euro a ora mentre molte ne chiedono 10. Se, poi, trovi un hotel che ti ingaggia come servizio baby sitter per i clienti che hanno necessità hai fatto 13. Dall’altro lato, però, non hanno la sicurezza anche economica che ho io con un contratto regolare a tempo indeterminato”. “Vieni, andiamo!”, sento urlare al telefono mentre parlo con la nostra amica baby sitter in vacanza al mare con i datori di lavoro e i loro due figli: “questo, appunto, è il mio lavoro. ciao, ciao”.

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