IL CAFFE’ MADE IN MONTE S.BIAGIO: LA CRISI COLPISCE ANCORA


Anche la ventennale azienda di torrefazione Zizzi limita l’attività.

I container dal Brasile, dalla Colombia, dal Congo, dall’Indonesia arrivavano a Genova e Trieste destinazione Monte San Biagio. Non parliamo di immigrati, di indumenti, di tappeti ma chicchi di caffè. Nel 1987 proprio nel paese pontino nasceva l’azienda “Zizzi Caffè”: una storia ultra ventennale di grandi soddisfazioni e di grandi risultati con un finale purtroppo troppo familiare ultimamente. Anche la ditta di torrefazione di caffè va aggiunta insieme alla mitica Italkraft o Pozzi Ginori di Gaeta alla lunga lista di imprese, aziende o ditte del territorio che hanno in diversi modi ridimensionato la propria attività a causa della fantomatica crisi. Il caffè Zizzi è arrivato nelle tavole e nei bar italiani, tedeschi, olandesi, francesi e romeni: un mercato nazionale ed internazionale made in Monte S.Biagio. L’azienda ha lavorato per grandi gruppi come “Micro” di Bari, effettuava anche lavorazione per terzi, riforniva gli ingrossi. Un vero e proprio sano business (oggi guarda caso il termine ha assunto quasi un’accezione negativa) che ha portato alto il nome della produzione italiana. “Abbiamo iniziato con un locale di 10 mq e siamo arrivati a 800 mq con macchinari molto sofisticati. Il nostro è un lavoro di tostatura artigianale a legna, non a gas o a metano. La tostatura a legna rende il caffè molto più digeribile anche se l’aroma si presenta più forte perché contiene meno zuccheri”, ci racconta il titolare Gianpaolo Zizzi.


Orgoglio, fiducia, soddisfazioni, passione, energia e tanta credibilità per finire con crisi, burocrazia, delusione e un pizzico di rabbia nel vedere il tuo castello di carte cadere senza poter fare nulla se non cercare di raccogliere i pezzi. “Da un anno a questa parte non si lavora. I figli hanno preso percorsi diversi e sono rimasto da solo. Prima avevo 12 impiegati oggi assumere dei lavoratori tra tasse e contributi è impossibile. A questo si aggiunge che lo Stato non tutela le aziende in caso di mancati pagamenti e le banche non ci appoggiano. Noi siamo riusciti ad andare avanti solo grazie ai nostri soldi”, testimonia Zizzi. Oltre il danno la beffa: se si vuole andare oltre gli ingrossi che promettono e non pagano o pagano dopo 5 mesi o falliscono senza pagare i debiti il percorso è ancora più difficile. “Per vendere il caffè ad un bar sono necessari macchinetta, tazzine, lava tazze, macchine con un costo esorbitante”. Oltre la crisi anche la concorrenza delle multinazionali con un prodotto come il caffè può essere determinante invece il made in Italy non teme i colossi: “quando il prodotto è buono anche all’estero se ne accorgono e lo apprezzano. Ho ancora dei clienti ma la burocrazia italiana è infernale: dobbiamo pagare la bolla alla dogana. Siamo in Europa ma a me non sembra. Inoltre, per il caffè dobbiamo pagare una tassa di 2.50 euro a chilo”, ci spiega Gianpaolo. Da qui è logico che il prodotto italiano non risulta più competitivo sul mercato. Il cane continua a mordersi la coda quando dopo sponsorizzazioni e pubblicità importanti sui principali canali RAI e Mediaset i controlli dei NAS e della Finanza arrivano a tappeto come se l’improvvisa popolarità celasse automaticamente qualche illegittimità. Da oggi l’azienda Zizzi continuerà a portare alto in nome del caffè tostato made in Monte S. Biagio con 12 dipendenti in meno, meno mq, meno macchinari sofisticati, senza ingrossi ma sempre con il “gusto italiano”.


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