Poca consapevolezza e nessuna prospettiva per il “dopo di noi”.
Non si vedono, molto spesso si sentono, cambiamo strada quando ce li troviamo di fronte o proviamo pietà per la loro famiglia, li etichettiamo impropriamente come disabili: le persone che soffrono di malattie mentali sembrano un problema che non ci tocca. Come, però, il nostro golfo è preparato ad affrontare questa emergenza? Di emergenza si tratta data la frequenza dei casi e l’indifferenza di molti, in primis delle istituzioni che non investono abbastanza nelle strutture preposte e non pongono rimedio al dramma del così detto “dopo di noi”. La vicenda “Sorriso sul mare”, sebbene struttura privata, ne è una dimostrazione. Cosa succede in una famiglia con un caso di malattia mentale? Ci iuta a capirlo Teresa Cristina Vezza, la Presidente dell’ Associazione “Mamma Margherita” nata di recente a Suio Alto di Castelforte da un’esperienza di mutuo aiuto tra famiglie che vivono in prima persona il problema delle malattie mentali.
Se il paziente rifiuta di farsi curare poco o niente si può fare ma se il paziente si mostra disposto a farsi aiutare inizia l’iter: la famiglia si rivolge al CIM o, se è un caso grave ed ingestibile, al 118 e alle forze dell’ordine per il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) che necessita di una struttura adeguata e accogliente. “La situazione nel nostro golfo non è rosea, nelle famiglie manca la consapevolezza della malattia, non c’è la presa di coscienza del dramma. Non c’è la forza di interagire con le istituzioni, di mediare per cercare una soluzione. La malattia mentale non rende il soggetto consapevole della malattia, vedi la malattia nell’altro, se tutti ti considerano pazzo, i pazzi sono gli altri”. Il soggetto che ha accettato di farsi aiutare viene accolto in una delle comunità e dei centri diurni sparsi nel territorio che tra mille difficoltà lavorano per il recupero, nonostante i vincoli e i limiti della nuova normativa. Eventuali finanziamenti sono possibili solo nel momento in cui medici dell’ASL approvino un progetto su quel paziente. “Il problema vero è il dopo di noi, una struttura che sia in grado di assistere e seguire i soggetti che soffrono di una malattia mentale dopo la morte dei genitori o dopo essere usciti dalla comunità. Molti pazienti che dovrebbero uscire dai centri non sanno dove andare. Addirittura abbiamo avuto il caso di un condominio di Formia che ha rifiutato di avere nel palazzo alcuni ragazzi malati di mente. Li hanno rifiutati”, ci racconta Teresa. E’ importante in questi casi dimostrare a sé stessi di poter vivere da soli, assistiti a distanza ma autonomi. “Il nostro progetto è di costruire una struttura del genere grazie anche alla disponibilità di alcuni professionisti che si sono messi in gioco ma anche una cooperativa che dia la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro. Il recupero è possibile ma solo grazie all’aggregazione”. Per non continuare a cambiare strada e a far finta di niente, per le famiglie che continuano a negare “Mamma Margherita” organizza per Lunedì 14 Maggio alle 19 un’occasione di incontro presso la parrocchia Don Bosco di Formia.
Pubblicato su www.forumnews.it
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