QUANDO IL NON LAVORO NON NOBILITA L’UOMO


I dati forniti dalla sezione formiana della Cgil presentano un quadro drammatico per l’occupazione sud pontina.

Simona Gionta

Un antico detto recita: “Il lavoro nobilita l’uomo”. Risultato? Oggi siamo tutti belli che degradati! Se prima si parlava di arti e mestieri oggi si parla di “occupazioni precarie”, se prima chiamavano “dottore” un capo-treno, adesso siamo tutti dottori ma senza treno. Potremmo stare a scrivere ore sul prima e sul dopo, su aneddoti legati al cambiamento della percezione del lavoro ma più che mai serve concretezza. I numeri sono sempre freddi e sconcertanti ma ci danno un quadro realistico di quanto accade. Secondo i dati Istat in Italia a Gennaio i disoccupati sono 2.312.000, il 2,8% in più rispetto a Dicembre e 14,1% rispetto al 2011. In questo panorama nazionale drammatico come si colloca il Sud Pontino? La sezione della Cgil di Formia ci ha fornito dei dati interessanti sul nostro golfo e, in generale, sulla Provincia di Latina. La Cgil patronato Inca assiste lavoratori che hanno subito un infortunio o contratto, una malattia professionale a causa del lavoro, tutela nei confronti degli enti assicuratori (Inail, Ipsema, Enpaia). “La situazione è tragica”, così esordisce l’addetto. Nel primo bimestre del 2012 su 500 pratiche aperte 300 riguardano sussidi di disoccupazione e mobilità. Nel 2008 da gennaio a marzo erano 70 e 80 nel 2009. Il 70% delle domande riguardano le disoccupazioni per requisiti ridotti, i famosi precari. Aumentano progressivamente, in particolare, le mobilità in proroga: lavoratori usciti dalla mobilità che oggi, grazie agli ammortizzatori sociali, vanno oltre il periodo già ottenuto. A proposito degli ammortizzatori sociali: “in Italia sono un palliativo perché se fossimo nella media europea dovrebbero essere un trampolino di lancio affinché i centri di collocamento possano avviare il disoccupato verso una nuova attività. Invece nel 95% dei casi nella Provincia di Latina, dopo la cassa integrazione, segue il licenziamento”, afferma l’impiegato. “Il centro di collocamento non avvia davvero ad un lavoro. Oggi si agisce per pure conoscenze: vanno avanti solo i figli di”. A differenza del 2009, negli ultimi anni sono colpiti le donne e gli uomini in ugual misura: date le difficoltà economiche un maggior numero di donne ha iniziato a lavorare. Il settore più colpito risulta essere il commercio: il più precario e instabile, si basa su lavori spesso stagionali e sottopagati. “Basterebbe nel nostro territorio puntare non soltanto sugli stabilimenti balneari ma su un termalismo 12 mesi l’anno senza accontentarsi delle inalazioni e dei massaggi agli anziani”, suggerisce l’addetto. I numeri parlano: quando il non lavoro non nobilita l’uomo.

Pubblicato su www.forumnews.it l'8 Marzo 2012.

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